17 – Diamanti preziosi misteriosi sanguinosi 

17 – Diamanti preziosi misteriosi sanguinosi 

Prof. Antonio Dal Prà – geologo – maggio 2021 in tempi di pandemia

Quanto è bizzarra e strana Madre Natura. Pensate che il diamante ha la stessa esatta composizione del carbone da bruciare e della grafite per scrivere. Atomi di Carbonio e basta. Madre natura ha partorito tre gemelli diversissimi, uno preziosissimo e ricercatissimo, un altro usato per confezionare delle modeste matite, il terzo povero brutto e nero, destinato tra l’altro ad una brutta fine, bruciato.

Il diamante dunque è una delle tante forme in cui può presentarsi il Carbonio. E’ un cristallo antichissimo, la cui formazione risale, secondo i geologi che sanno tutto sulla storia della terra, ad un tempo tra a 1 – 3 miliardi di anni fa. E’ nato nelle viscere della terra. La maggior parte, pare oltre il 90% dei diamanti, ad una profondità di 150-200 km. Ma un altro piccolo gruppo, secondo i soliti geologi sapienti, proviene ancora da più sotto, da 600 – 2.900 km. Solo a queste profondità infatti il carbonio, sottoposto ad enormi pressioni, ha potuto generare queste pietre dal fascino incommensurabile. Come facciano i geologi a sparare questi numeri lo sanno solo loro. Ma conviene crederci.

Kimberlite

La storia della crosta terrestre è costellata da immense trasformazioni e sconvolgimenti, mutamenti continui, che dalle profondità hanno portato in superficie, in milioni di anni, la roccia entro cui si possono trovare i diamanti, la roccia madre. Il contenitore di questi preziosissimi cristalli è una roccia eruttiva che è risalita dalle viscere della terra attraverso camini vulcanici, filoni eruttivi e altre strutture simili, riempiendoli. Si chiama kimberlite, da Kimberley in Sud Africa, dove nel 1870 venne scoperto un ricco e famoso giacimento che ha fatto la storia dei diamanti. Le rocce diamantifere formano i giacimenti primari, entro cui si scava in miniere a cielo aperto o in galleria. La successiva erosione e disgregazione di queste rocce ad opera degli agenti atmosferici e il successivo trasporto dei materiali detritici da parte di torrenti e fiumi hanno determinato, a distanze anche molto rilevanti, giacimenti alluvionali, secondari, dove i diamanti sono dispersi nelle sabbie e nelle ghiaie.

Nei giacimenti primari, dove la roccia madre è la kimberlite, i diamanti vengono estratti in grandi miniere a cielo aperto, a pozzo gradonato, profonde anche oltre i 100 m, e da gallerie aperte sui fianchi del pozzo, che entrano nel corpo del camino vulcanico. La roccia estratta viene frantumata e sottoposta a operazioni varie per isolare i cristalli. La più grande miniera a pozzo si trova in Siberia, larga 1200 m e profonda ben 525 m. Quasi l’euganeo monte Venda a rovescio.

Nei giacimenti secondari, dove i diamanti sono arrivati con i detriti alluvionali provenienti dall’erosione della roccia madre lontana, le sabbie e ghiaie vengono setacciate e lavate con acqua per la separazione con il metodo della separazione gravitativa.

Si stima che da 3-4 tonnellate di kimberlite si possa ottenere diamanti per 1 carato. Nei terreni alluvionali, per ottenere 1 carato occorrono circa 15 tonnellate di materiale. Vi ricordo che 1 carato corrisponde a 0,2 grammi.

La maggior parte dei diamanti non supera come dimensioni quelle di un pisello o un fagiolo. Il diamante più grande rinvenuto è il famoso Cullinan, trovato in Sudafrica nel 1905, di ben 605 grammi (3025 carati), poi suddiviso in 105 pietre lavorate. Oggi il diamante più grande, e ancora intero, è il Golden Yubilee, di 545 carati, trovato in Sudafrica

Ma che cosa distingue nettamente tra di loro i tre fratelli (diamante, grafite, carbone) costituiti dallo stesso atomo, il carbonio? Soprattutto il reticolo cristallino, ossia la disposizione degli atomi di carbonio nella struttura del cristallo.

Diamanti grezzi

Nel diamante gli atomi si dispongono ai quattro vertici di un tetraedro. Nella grafite sono invece disposti a strati di anelli esagonali. I petrografi sanno tutto su queste cose, che osservano naturalmente al microscopio. Il nero carbone fossile invece ha tutta un’altra origine: proviene per decomposizione di sostanze organiche vegetali avvenuta molti milioni di anni fa, in ere geologiche antiche, anche con le sue forme di litantrace e antracite. Di formazione più recente sono le ligniti e le torbe. Vi ricordo che nel mondo ci sono enormi giacimenti di carbone fossile, il cui massiccio sfruttamento ebbe inizio con la Rivoluzione Industriale come combustibile principale per la produzione di energia. Attorno al 1950 il carbone era il combustibile più usato al mondo, ma nel 2000 il 90% dell’energia era prodotta dagli idrocarburi. E’ da evidenziare che l’uso del carbone per la produzione di energia è uno dei fattori principali dell’emissione antropica di anidride carbonica, CO2, nell’ atmosfera terrestre, prima causa dell’effetto serra e del surriscaldamento globale.

Ma torniamo ai nostri cari diamanti. In giro per mondo ci sono numerosi importanti giacimenti. La Australia produce 150 milioni di carati l’anno, la Russia 16 milioni l’anno, il Congo 13, il Botswana 7 e lo Zimbawe 4.

Tutti, geologi e petrografi, sono a caccia di questa famosa e misteriosa kimberlite, una roccia eruttiva verde scuro, pesante e ricchissima di olivina, un minerale di silicati di magnesio e ferro. La kimberlite è la roccia madre dei diamanti. Chissà da dove viene…. E qui le solite baruffe degli studiosi che si accapigliano a proporre interpretazioni e soluzioni varie. Ma sembra certo che questo magma originario provenga dal mantello sottostante la crosta solida terrestre, da una profondità di almeno 100-250 km,dove alloggiano una temperatura di 850-1700° e una pressione elevatissima. Come si fa a dire tutto questo? Perché, dicono i petrografi, questi dati sono indicati dai minerali presenti nella roccia, che fungono da termometri geologici e da indicatori delle pressioni necessarie alla loro formazione. Da crederci? 

Mah. Crediamoci, tanto non cambia niente. 

Giacimento di diamanti

Ma ora viene il bello. E’ stato dimostrato che i diamanti sono ben più vecchi della kimberlite, la roccia che li ospita. E allora come la mettiamo? Altri litigi furiosi e lunghe controversie tra i soliti studiosi. Pare che la kimberlite risalga come formazione a qualche centinaio di milioni di anni, mentre l’età dei diamanti è stata stimata attorno ai 3 miliardi di anni. Un po’ più vecchi. Vero? Allora per giustificare questa notevole differenza di anni i petrografi sostengono che i diamanti siano stati strappati da rocce più antiche durante la fase di risalita del magma kimberlitico verso la crosta solida della terra. Ecco la spiegazione!! 

Ma non è finita. C’è un altro problema. Da dove arriva il carbonio che compone il diamante? Ancora baruffe, scontri impietosi e teorie diverse. Si formano due squadre contrapposte: una sostiene che il carbonio è di origine “giovanile”, formatosi per ossidazione di idrocarburi nel mantello durante la risalita del magma; l’altra afferma che il carbonio è di origine biogena, vegetale o animale, portato in grande profondità dentro il mantello magmatico dallo sprofondamento del bordo delle placche tettoniche durante la fase di contatto e di scontro. A chi credere? Lasciamoli in pace ….a litigare.

Solo una parte dei diamanti raccolti si presta a diventare una pietra preziosa. La maggior parte trova solo uso industriale. Il tutto dipende da 4 fattori: la purezza, il taglio, il peso e il colore.

Quando un diamante ha i caratteri necessari per essere lavorato, diventa la gemma per eccellenza. Per al sua bellezza, la sua purezza, la sua luce, la sua eleganza, la sua raffinatezza. Rappresenta la preziosità, il lusso, e la ricchezza. Questa pietra preziosa affascina da millenni gli amanti dei gioielli, attratti da una perfezione estetica unica.

Il diamante è un gioiello che rappresenta il segno più evidente di opulenza ben custodito in abbondanza negli immensi tesori dei paperoni, dei ricconi, dei re ed imperatori, dei capi di stato corrotti, bersaglio eterno e miraggio spesso raggiungibile dei grandi ladri.

Lo troviamo incastonato negli anelli, pendente nelle collane, immorsato tenacemente ai lobi delle orecchie delle nostre donne e ora anche in altre parti del corpo. Nelle corone delle regine, e nei diademi delle signore alla prima della Scala.

Promessa di matrimonio e segno di amore eterno, tutti noi al fidanzamento, bene o male, abbiamo dovuto affrontare il problema. A me è costato il primo stipendio di giovine assistente universitario: allora, 60.000 lire. Ma direi che mi è andata bene!

Quando un diamante grezzo viene ritenuto idoneo a diventare gioiello, viene sottoposto al taglio. Una operazione molto delicata e difficile: se sbagli, butti via tutto o quasi. Con il taglio, al diamante viene data una forma. La più comune è quella rotonda, con almeno 57 facce. Ma ce ne sono altre: a cuore, a goccia, a foglia, a fiore…..

Dicono che l’80% dei diamanti grezzi venga tagliato in India, nella città di Surat. Fino ad alcuni anni fa era Anversa ad avere il primato e ancor oggi il settore occupa circa 14.000 tecnici.

Altra miniera di diamanti

I diamanti, come pietra preziosa e misteriosa, sono conosciuti da sempre e accompagnano l’uomo nella storia. Le prime notizie sembra risalgano a circa 6.000 anni fa: antiche scritture riportano ritrovamenti in India entro i depositi alluvionali dei fiumi Krishna e Godavari. Opere buddiste del 500 a.Cr. descrivono diamanti come pietre preziose. La città indiana di Golconda fu per molti secoli, fino alla metà dell’800, principale centro mondiale di produzione e vendita. Nell’antica Roma arrivarono portati da mercanti indiani. Fino al ‘700 i diamanti provenivano esclusivamente dall’India e dal Borneo e solo nel 1725 ne furono trovati in Brasile. Nel 1867 diamanti furono rinvenuti in Sudafrica nei materiali alluvionali del fiume Orange. Nello stesso anno furono scoperti i famosi camini vulcanici di Kimberley, con giacimenti molto produttivi entro la roccia. E il Sudafrica divenne il più grande centro mondiale di produzione diamantifera. Nel centro Africa sono stati individuati altre grandi possibilità di reperire diamanti: ne sono conseguite corse forsennate per accaparrarsi le concessioni con guerre, colpi di stato, corruzioni, massacri. I diamanti, ahimè, spesso sanguinano.

Solo il 20% dei diamanti estratti dal sottosuolo hanno caratteri idonei alla loro trasformazione in gioielli. L’80% viene adoperato per usi industriali. Il carattere principale che distingue il diamante per il suo impiego nell’industria è l’estrema durezza. E’ la pietra più dura al mondo, al top della famosa Scala di Mosh, dove si colloca al n.10. Viene usato per tagliare, lucidare, molare, perforare. Inoltre il diamante ha una elevata conducibilità termica e viene adoperato come conduttore e dissipatore di calore. Il suo impiego interessa le industrie del marmo per segare e lavorare la roccia, le industrie meccaniche per tagliare lamiere e carrozzerie. I sondaggi geotecnici e le perforazioni petrolifere usano sonde con diamanti incastonati negli scalpelli. Li troviamo, in polvere, nei nostri coltelli di casa, nelle attrezzature del dentista, nella costruzione dei computer come semiconduttore 

Attenzione però! Vengono correntemente realizzati anche diamanti artificiali, sintetici, prodotti attraverso processi tecnologici. I tentativi di sintesi dei diamanti sono cominciati nella seconda metà dell’800, basati sull’uso di alte temperature ed alte pressioni, cercando di riprodurre le stesse condizioni di nascita dei diamanti naturali. Ma vi debbo dire, con scarsi risultati. Nel 1980 venne messa a punto una sintesi per detonazione: granelli di diamanti di dimensioni nanometriche vennero prodotti tramite detonazione di esplosivo contenente carbonio. In laboratorio si è sperimentato un sistema ad ultrasuoni ad alta potenza partendo dalla grafite. 

I diamanti sintetici sono ampiamente usati come abrasivi e dissipatori di calore. Ma trovano anche impiego in gioielleria non pregiata. Le loro dimensioni sono sempre molto ridotte, dell’ordine del decimo di mm e generalmente non raggiungono la purezza e la chiarezza dei diamanti naturali.

Dal 1870 l’Africa vanta la maggior produzione di diamanti naturali del mondo. In testa c’è il Congo, poi il Sudafrica, ma anche l’Angola, la Sierra Leone e la Liberia. Ma per gli Africani le risorse sono da sempre la causa di guerre, conflitti, massacri. Nelle zone di guerra i diamanti sono chiamati “insanguinati”, il loro commercio avviene in modo clandestino e vanno a finanziare gruppi insurrezionali o signori della guerra, personaggi che detengono il controllo di un territorio attraverso costrizioni con mezzi militari e che esistono generalmente dove l’apparato locale, politico e di controllo, è scarso o inesistente.

L’Africa è una immensa miniera di diamanti e vi si trovano alcuni dei più grandi centri estrattivi del mondo: Catoca in Angola, Venetia in Sudafrica, Jwaneng e Orapa in Botswana. Ma le località di estrazione variano: la vita di una miniera non supera i 20 anni. Poi arriva l’esaurimento.

Il sistema di commercio dei diamanti funziona in modo particolare, basato sull’utilizzo di strategie di marketing che permettono di mantenere alto il prezzo. Le grandi compagnie che si occupano di produzione, la De Beers in particolare, hanno grandi riserve di diamanti, che vengono messi in vendita solo quando il prezzo è sufficientemente alto.

Dal 1888 la Soc. De Beers è il più grande gruppo industriale che si occupa di estrazione, lavorazione, esportazione e commercio in molti stati del mondo, soprattutto africani.

Il problema del traffico di diamanti, e i problemi sociali, politici, economici spesso disastrosi che produce nei paesi africani, è stato oggetto di discussioni internazionali (O.N.U.) a partire dagli anni ’90, quando le guerre civili in Africa erano numerose e sanguinose: Angola, Sierra Leone, Liberia. Guerre indicate come religiose o insurrezionali, ma che quasi sempre collegate al possesso delle risorse minerarie del sottosuolo. 

Il filosofo politico Leif Wenar, attuale Professore di Filosofia e Legge al King’s College di Londra, nel suo libro “Blood Oil” descrive un fenomeno che ha definito “la maledizione delle risorse”: sostiene che nei paesi in cui la presenza di risorse naturali è alta, lo è anche la possibilità che si scateni un conflitto. E’ esattamente ciò che succede in Africa: molto spesso, dietro le guerre etniche o religiose per il potere, si celano interessi particolari, economici e di sfruttamento delle risorse del territorio.

Siberia: la più grande miniera di diamanti del mondo

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Pubblicato in Geoillazioni.

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